LA funzione sociale del carcere

 Perché si mettono le persone in prigione? 


Detenuto muore in carcere: a febbraio sarebbe uscito

Da una parte , la gente imputa alle autorità giudiziarie un uso limitato o eccessivamente indulgente delle pene detentive, dall'altro manifesta scarsa fiducia nel utilità sociale del carcere e nella sua capacità di arrecare benefici a chi vi è recluso. Anche le critiche all'organizzazione carcere non sono univoche: c'è chi lamenta il sovraffollamento delle prigioni e il degrado delle condizioni di vita dei detenuti, e chi all'opposto, ritiene che il regime carcerario sia troppo mie per coloro che devono scontare una condanna.

La definizione della funzione sociale del carcere rimanda, in realtà due questioni chiavi: 

-Lo scopo della pena 

-la definizione di criminale. 

 

Per quanto riguarda lo scopo della pena è necessario richiamare alcune delle principali teorie che storicamente sono state adottate in merito: 
- le teorie a retributive, sono quelle concezioni che vedono nella pena la giusta retribuzione del danno causato dal Reo con il suo gesto, proporzionale per entità alla gravità dell'infrazione commessa. 

- le teorie utilitaristiche, che considerano la pena giustificabile dal punto di vista della sua finalità sociale che può essere definita in diversi modi: 

1. come forma neutralizzazione del Reo e del pericolo che esse rappresenta; 

2. come dispositivo di prevenzione dei reati; 

3. come strumento di rieducazione e di recupero sociale dell'individuo.


Lo scopo della pena è quello di impedire al Reo di fare nuovi danni ai suoi concittadini e di rimuovere agli altri da farne degli uguali. 

La lettura in chiave "riabilitativa" dell'istituzione carceraria sembra la più plausibile sotto il profilo razionale umanitario; tuttavia essa si scontra con una serie di problemi e ambiguità di fondo. 

Da un punto di vista empirico, è fin troppo facile contestare l'idea che la prigione possa rieducare i soggetti condannati, l'altra percentuale di recidive riscontrabili tra i detenuti e in genere le difficoltà di reinserimento sociale delle persone uscite dal carcere sembrerebbero attestare la debolezza di questa convinzione. 

Inoltre accentuare l'idea della carcerazione come riabilitazione rischia di assimilare lo status di detenuto a quello di un malato portatore di una qualche patologia personale o sociale che è necessario correggere aprendo così la strada a pericolose derive verso la manipolazione e il controllo degli individui reclusi.

Oggi i moderni trattamenti carcerari sottolineano la necessità del coinvolgimento attivo e responsabile del detenutol suo programma di rieducazione: gli stessi benefici premiali; istituiti da molti ordinamenti penitenziari, sono subordinati alla condotta del detenuto e alla sua disponibilità ad accettare il percorso rieducativo che lo riguarda.


Ma possiamo anche chiederci se e in che modo sia applicabile alle istituzioni carcerarie la distinzione di merton tra funzioni latenti e funzioni manifeste e delle istituzioni. Una possibile risposta a questo interrogativo è stata formulata da Emile Durkheim, in " la divisione del Lavoro sociale ". Lo studioso francese, dopo avere identificato nella rottura del legame sociale l'elemento costitutivo di ogni comportamento criminale, coglie nella sanzione inflitta al reo  una sorta di rituale collettivo in grado di ripristinare simbolicamente questo legame.  lo scopo più profondo della sanzione non sarebbe quindi quello di punire i trasgressori, ma piuttosto di rafforzare i vincoli sociali , riaffermando il valore delle norme condivise e dei comportamenti individuali a essa conformi. 

Potremmo allora pensare che l'istituto del carcere, Al di là delle finalità esplicite che si propone Nei riguardi dei soggetti condannati e della misura in cui riesce a conseguirle, sia anche un mezzo per ribadire la condanna sociale dei comportamenti criminali e per dare a questi stessi  comportamenti una visibilità che li renda Chiaramente definibili. in questo modo il carcere contribuirebbe a costruire la categoria sociale delle devianze e a distinguere tra ciò che è lecito e ciò che invece è inaccettabile in un determinato contesto sociale.

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