Devianza
La sociologia difronte alla devianza
Ma perché alcuni individui intraprendono una carriera criminale? Come si origina la devianza? Questi interrogativi hanno suscitato l'interesse di molti studiosi, anche non appartenenti al campo della sociologia: nel corso del tempo, filosofi, psicologi, psichiatri si sono confrontati con il fenomeno della devianza e hanno tentato di fornire risposte a tali quesiti.
Nella seconda metà dell'Ottocento, in piena cultura positivista, il criminologo Cesare Lombroso ipotizzò addirittura un'origine biologica della devianza e arrivò a sostenere che i criminali fossero identificabili attraverso caratteristiche fisiche.
La specificità di un approccio sociologico alla devianza è data dal tentativo di mettere in correlazione l'insorgenza di condotte devianti non già con particolari fattori in divi. duali (siano essi di natura biologica, psicologica o semplicemente biografica), ma con determinate variabili di natura sociale.
È all'interno della Scuola di Chicago che nascono i primi studi sul fenomeno della devianza nella forma di ricerche etnografiche su particolari comunità devianti: i vagabondi, protagonisti di "The Hobo" di Nels Anderson; le bande giovanili, analizzate da Frederic Thrasher in "The Gang"; i ladri, a cui è dedicato "The Professional Thief" di Edwin Sutherland.
ln queste opere la condotta deviante viene vista come il prodotto di una particolare subcultura, cioè di un complesso di idee, valori, modelli di comportamento e linguaggi elaborato da un certo gruppo, all'interno del quale l'individuo compie un percorso di socializzazione,
I sociologi di Chicago, inoltre, studiarono il rapporto tra le diverse comunità devianti e la configurazione spaziale della vita urbana, mostrando come esse tendessero maggiormente a proliferare in certe aree territoriali piuttosto che in altre, precisamente in quelle dove era più alta la disorganizzazione sociale, cioè dove era più debole l'influsso delle norme della società statunitense convenzionale.
Merton la devianza come divario tra mezzi e fini sociali
Una delle più note interpretazioni sociologiche della devianza è quella fornita da Robert Merton nel già citato Teoria e struttura sociale. Lui partì dalla constatazione che, all'interno di ogni società, esiste un divario tra gli scopi che vengono proposti ai membri della società stessa e i mezzi effettivamente disponibili per conseguirli.
Il comportamento deviante rappresenterebbe quindi un tentativo di appropriarsi delle mete socialmente desiderabili attraverso vie diverse da quelle della legalità, e sarebbe sollecitato dallo scarto tra aspirazioni e possibilità effettive sperimentato dalla maggior parte degli individui.
Merton è consapevole che non tutte le persone che avvertono questo scarto mettono in atto comportamenti devianti; esistono infatti, secondo lo studioso, altre possibilità di reazione individuale a questo divario tra mezzi e fini sociali:
- il conformismo, l'individuo accetta gli scopi sociali, pur sapendo di non poterli conseguire;
- il ritualismo, l'individuo si conforma alle condotte accettate dalla società, ma non crede più ai valori che essa propone;
- la rinuncia, l'individuo rifiuta sia i valori sociali sia i mezzi proposti per raggiungerli;
- la ribellione, l'individuo rifiuta scopi e mezzi e combatte attivamente per proporre nuovi valori e nuove condotte di vita.
La teoria di Merton è stata accettata e ripresa da molti altri studiosi. Essa si presta bene a spiegare la condotta deviante di individui e gruppi socialmente marginali, cioè appartenenti alle fasce economicamente e culturalmente più basse della società, per le quali il miglioramento di status e il raggiungimento del successo personale appaiono più spesso mete irrealizzabili per vie legittime.
Tuttavia, i devianti non appartengono soltanto a queste categorie sociali, com'è facilmente constatabile della semplice lettura di un quotidiano, i reati e le attività socialmente deprecabili sono "trasversali" a tutte le fasce della popolazione. Esistono poi alcuni crimini che sono esclusivo appannaggio delle classi socialmente più elevate.
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