il cinema + industria cinematografica

 La parola "cinematografia" significa letteralmente "scrittura del movimento" (dal greco kinema o kfnesis, "movimento", e grafé o graffa, "scrittura"). In effetti, se ci pensate, giornali, libri, illustrazioni e fotografie "abitano", al di là delle loro differenze, una dimensione comune, che è quella dell'"immobilità". Essi, cioè, presuppongono in chi li utilizza la capacità di fare astrazione dal movimento reale della vita per concentrarsi su un contenuto fissato una volta per sempre in parole o immagini.

Sotto questo punto di vista, la nascita del cinema rappresentò una decisa innovazione.
 Per dirla con le parole del filosofo ungherese Gyôrgy Lukâcs: «nel linguaggio cinematografico la cultura ottocentesca trovò la più spinta e sfrenata dinamicità delle forme, la completa animazione dello sfondo, della natura, degli "interni", delle piante e degli animali».
I fratelli Auguste e Louis Lumière, negli anni Novanta dell'Ottocento, a creare i primi i apparecchi in grado di trascinare pellicole contenenti una serie di fotogrammi e diproiettarli in rapida successione su uno schermo bianco, in modo da creare l’illusione del movimento.
I fratelli Lumière, non colsero l'immenso potenziale della loro invenzione, limitandosi a impiegarla, seppur in pubblico, per scopi puramente documentaristici. 


L'utilizzo del cinema come strumento di comunicazione e di intrattenimento sociale nacque grazie all'opera di due figure pionieri: George Melies in Francia e David Griffith negli Stati Uniti. Con il primo la ripresa cinematografica cessò di essere mera documentazione dell'esistente per diventare messa in scena di situazioni fantastiche. 
Con l’introduzione da parte di Griffith conosciamo la "grammatica" del cinema e la consapevolezza del potenziale ideologico e pedagogico-sociale del nuovo strumento: il suo lungometraggio "La nascita di una nazione" è una vera celebrazione della storia degli Stati Uniti, di cui il regista giustifica gli aspetti più discutibili, come la discriminazione nei confronti delle minoranze razziali. 
Con Méliès e Griffith il cinema divenne una vera e propria forma di spettacolo, cioè di "ri-creazione" della realtà attraverso la sua messa in scena, in quanto la tecnica di ripresa e di proiezione cinematografica offriva risorse espressive fino a quel momento sconosciute: cambiando inquadratura, ad esempio, si potevano avvicinare o allontanare artificialmente gli oggetti, creando così l'illusione di situazioni differenti e diversamente interpretabili. 

Lo spettacolo cinematografico si trasformò fin da subito in una forma di intrattenimento a buon mercato, accessibile anche alle classi popolari: Nickelodeon, questo, negli Stati uniti, era il nome delle prime, piccole sale cinematografiche di quartiere, cosi chiamate perché il prezzo di entrata era di un solo nichelino. 

David Wark Griffith


Il mondo imprenditoriale fiutò subito le possibilità di enorme guadagno legato al cinema e in breve tempo il ruolo del produttore divenne più richiesto che quello del regista.
Fondata nel 1896 da Charles Pathé, in Francia nacque la casa di produzione Pathé-Frères, che nei primi anni del Novecento si distinse non solo per la realizzazione di ottimi cortometraggi, ma anche per un'opera generale di promozione della nuova arte attraverso il coinvolgimento, nella progettazione dei lavori, di illustri personaggi della letteratura e della cultura.
 Nello stesso periodo, negli Stati uniti, l'industria del cinema tardava a decollare a causa di una serie di controversie giudiziarie legate al diritto dello sfruttamento della nuova invenzione. Negli anni successivi alla Prima guerra mondiale, tuttavia, risolte definitivamente le questioni legali, l'industria cinematografica statunitense si sviluppò in modo vertiginoso, affermando in breve tempo la sua egemonia nel mondo, anche a causa, a onor del vero, delle difficoltà attraversate dall'Europa nel periodo postbellico.
Il centro della produzione cinematografica statunitense divenne la California, scelta per le sue condizioni climatiche e per la varietà dei paesaggi, che si prestavano ottimamente per girare gli "esterni" dei film. Il piccolo villaggio di Hollywood divenne in breve tempo la capitale del cinema e i suoi prodotti furono esportati anche al di là dei confini del continente americano. 

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