La musica
La posizione di Arthur Schopenhauer esprime in qualche modo la suggestione esercitata sugli esseri umani dal suono, generata soprattutto dalla sua impalpabilità: diversamente da una poesia o da un dipinto, un brano musicale "esiste" veramente solo durante la sua esecuzione. Proprio questo tratto della musica generò forse il desiderio di "riprodurla" mediante strumenti che ne consentissero l'ascolto anche in assenza dei suoi esecutori diretti.
Questo divenne possibile alla fine dell'Ottocento con l'invenzione del fonografo, un cilindro di ottone ricoperto di stagnola e percorso da un lungo solco a spirale in cui era possibile incidere i suoni, brevettato da Thomas Edison nel 1878 e perfezionato alcuni anni dopo da Summer Tainter e Chichester Bell, ma soprattutto grazie all'invenzione del grammofono, approntato da Emile Berliner nel 1888. Nel grammofono di Berliner il cilindro in ottone era stato sostituito da un disco di gommalacca, meno ingombrante e soprattutto riproducibile in più copie. Così, se il fonografo, malgrado gli ambiziosi progetti del suo inventore, rimase un curioso congegno utilizzato da pochi intenditori, per di più per registrare solo voci umane, il secondo, grazie anche ai costi di produzione contenuti, in breve tempo entrò pressoché in tutte le case, diffondendovi veri e propri brani musicali.
L'intraprendenza e la lungimiranza di alcuni imprenditori disposti a investire sui nuovi prodotti determinarono il sorgere di una produzione industriale interamente dedicata alla realizzazione di dischi e apparecchi per il loro ascolto.
L'ampliarsi dell'industria del disco aprì ben presto uno scenario nuovo: non si trattava più di vendere al pubblico la partitura di brani musicali già conosciuti, ascoltati dal vivo in teatro, ma di diffondere brani e generi musicali anche completamente inediti.
Gli artisti conobbero così nuovi canali di comunicazione con il loro pubblico e nuove sostanziose fonti di profitti, e le case discografiche, chiamate anche "etichette", davano segni di riconoscimento che applicavano sui dischi, diventarono gradualmente padrone del mercato. L'avvento del disco finì per cambiare anche le modalità sociali di fruizione della musica. Se da un lato aumentò il numero degli ascoltatori, permettendo, attraverso le riproduzioni, la divulgazione di grandi opere che prima erano appannaggio di una ristretta èlite, dall'altro lato finì per banalizzare in qualche modo l'ascolto, poichè la musica "a portata di mano", di cui si può godere distrattamente, immersi in altre occupazioni quotidiane, non può che appiattire il gusto e la sensibilità dei fruitori.
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